In questa sezione č possibile pubblicare i propri lavori fotografici.
Immagini che fanno parte di un progetto, una serie di scatti che raccontano una storia o rappresentano un concetto.
Reportage, sperimentazioni, esposizioni, mostre, etc.
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Marco Sodini: "Sardegna"
SOS MAMUTHONES
Quello dei Mammuthones (originari di Mamoiada)
è un antichissimo rito. Maschere mute,
nere e tenebrose di antica origine, sfilano
il giorno di carnevale (o in altre manifestazioni
della Sardegna) per le vie del paese, eseguendo
passi, gesti codificati dalla tradizione. Portano
dei costumi pesantissimi, ma la fatica che fanno,
non trapela minimamente, visto che dall’inizio
alla fine della sfilata, non tolgono mai la
maschera.
Mamoiada, paese al centro della Sardegna, mi
è parso un paese poco ospitale, ma il
giorno di carnevale sembra quasi trasformarsi.
Alla fine della sfilata si balla nella piazza
principale e tutti vengono coinvolti e resi
partecipi in quell’aria misteriosa di
festa. Centinaia di persone, turisti e paesani,
vengono trascinati in sfrenati balletti sardi
ed è quasi impossibile non far parte
del cerchio che viene a formarsi.
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Pariglie San Vero Milis.
Le Pariglie più affascinanti e entusiasmanti
che ho visto sono sicuramente quelle di San Vero Milis.
Si svolgono fuori dal paese e vi partecipano parecchie
squadre.
Sono le uniche Pariglie libere: ogni squadra può
partecipare con un numero di cavalli e fantini imprecisato.
Ci sono squadre anche con cinque o sei cavalli.
Durante le Pariglie i fantini svolgono delle evoluzioni
costruendo torri che raggiungono anche i sei metri
d’altezza. Al termine delle Pariglie, nelle
quali non ci sono né vinti né vincitori,
anche i piccoli partecipano, montando i cavalli che
hanno svolto le Pariglie, correndo fino a sera tarda,
non per esibizione ma per passione.
Processione santa di Iglesias
Ho voluto rappresentare la Processione Santa di Iglesias
attraverso le mie foto, perché è unica
nel suo genere in Sardegna. La Processione dura una
settimana e i preparativi si sentono circa venti giorni
prima.
Vedo e ammiro questa Processione da trenta anni circa
e ogni volta rimango estasiato da essa, che sembra
mai mutare.
Il ritmo del tamburo scandisce l’incedere lento
della processione. La sofferenza, la morte, la rinascita
ritualizzate si ripetono ogni primavera. L’eco
delle preghiere risuona nell’aria.
Tutta la città è partecipe e migliaia
di visitatori e turisti invadono Iglesias durante
i giorni in cui si svolge.
S'Ardia di Sedilo.
La cavalcata, spericolata e impressionante, è
svolta in un difficile percorso a briglia sciolta.
Commemora la vittoria di Costantino il Grande contro
Massenzio, nell’anno 312.
I pastori fantini partono in una corsa sfrenata verso
il santuario di Santu Antine, per immettersi nel quale
è necessario attraversare un portale dell’ampiezza
di due metri sul quale si gettano, fra spari e grida,
circa 120 cavalli.
Il fantino dimostra avere un vero e proprio coraggio.
Freme alla partenza, così come per tutta la
cavalcata. Sembra quasi divenire un tutt’uno
con il proprio cavallo.
Il sedilese che ha in mano le redini, giovane o anziano,
non ha paura e si lancia nella mischia pronto a rischiare
quasi la morte. Lo sguardo del fantino è cupo,
misterioso. Egli vive minuti d’agitazione, di
ansia. Portare a termine la corsa è un dovere
e un voto allo stesso tempo. Al termine della cavalcata,
sono rimasto per alcune ore tra cavalli, fantini e
gente del paese, ad osservare, completamente immerso
nel loro ambiente, sguardi, chiacchiere, risate. Ho
provato a chiudere gli occhi e immedesimato in quel
luogo misterioso, ho sentito l’eco degli scalpitii
degli zoccoli dei cavalli che innalzavano il grosso
polverone, il rumore delle frustate, il respiro affannoso
e l’odore del sudore del cavallo che al mio
naso pareva quasi gradevole. Ho percepito la quasi
disperazione di uomini che non hanno potuto partecipare
e l’orgoglio e la soddisfazione di chi invece
ha avuto l’onore di montare. Ho capito allora
che cosa è l’Ardia.
La regata di Is Fassonis.
La regata de Is Fassonis, unica nel suo genere in
Sardegna, costituisce una sagra che si celebra nel
mese di agosto.
Is Fassonis sono delle vecchie imbarcazioni di giunco,
costituite da fascioni (fassonis) di canne, intrecciate
(negli anni passati) con grande abilità dai
pescatori locali.
A vederle, pare quasi che esse non possano galleggiare,
eppure ogni anno a S. Giusta si svolge una regata
nello stagno omonimo.
In passato queste barche venivano usate per pescare
i muggini e per spostarsi nella laguna; oggi vengono
utilizzate esclusivamente alla ricorrenza della regata.
spero di essere stato abbastanza chiaro nelle descrizioni,
eventualmente sono a vostra disposizione.
grazie, aspetto una vostra risposta
La corsa degli Scalzi (Cabras).
Quando ho visto la Corsa degli Scalzi la prima volta,
sono rimasto meravigliato per la naturalezza, la spontaneità
degli uomini nell’affrontare il lungo percorso:
8 km su strada sterrata a piedi nudi, vestiti con
un saio bianco. Ancor di più mi ha colpito
la passione, la fede che essi provano. Nei loro occhi
lucidi, ho letto la forte credenza nel santo che essi
trasportano in spalla durante tutto il tragitto, affrontato
non solo da uomini ma anche da bambini, anch’essi
dediti al santo, quasi impazienti di iniziare la lunga
corsa, per portare a termine il loro voto: il santo
in salvo.
La corsa rappresenta un voto che avviene sempre allo
stesso modo. Possono correre esclusivamente uomini,
accompagnati dalle donne con l’anima.
E’ un rito antichissimo, iniziato cinque secoli
fà, quando un gruppo di donne cercò
di porre in salvo la statua del santo, rimasta incustodita
dai saraceni che attaccavano la penisola del Sinis.
Tutta la città è coinvolta da questa
corsa.
Pare quasi che intorno ad essa ruoti il mistero intriso
di devozione.
Sos Thurpos di Orotelli.
Ho visto sfilare i Thurpos, la maschera di Orotelli,
in più occasioni, e tutte le volte sono rimasto
particolarmente impressionato dal loro inquietante
sguardo. Il loro viso è completamente nero,
annerito dalla fuliggine del sughero bruciato così
come è nero il loro abito con il cappuccio
che scende sul viso.
Sono molto interessanti le figure che costruiscono
durante la sfilata. Procedono a gruppi di tre persone:
due davanti che trascinano un aratro guidato dal terzo
che sta dietro e tiene a bada i due.
I Thurpos sono figure che rappresentano la cecità
e invocano le piogge.
Guardando attraverso il mirino della macchina ho notato
come la loro interpretazione fosse veritiera, dimenticandomi
quasi che per quelle stradine del paese, stavano sfilando
figure umane di oggi, del presente, e non i thurpos
del passato. Era si un inganno, ma molto piacevole.
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