Delemir
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Junior
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"Ecco il grido dimenticato risalire dall'oblio del mio essere, arrampicandosi in ogni pensiero incontaminato di sobria quotidianità, lo sento risalire lungo la spina dorsale come un felino che affonda i suoi artigli facendosi forza su possenti zampe, lacerando la carne fin dentro le viscere. Il bisogno di comunicare quel grido rimbomba con il boato di mille creature, cercando una via di uscita, cercando la strada per venir fuori, rigurgitato con violenza verso l'esterno, l'esterno di questa prigione dipensieri che io chiamo esistenza. Ed è così che l'occhio che osserva il mondo circostante si vela di lunghe ombre selvagge e la macchina, strumento ormai semplice prolungamento del mio braccio, si inquina di quella luce rossastra e violenta. Catturo quel grido in ogni singola fotografia per poi abbandonarla al giudizio di chi non conosce. La luce impressiona la pellicola per andare oltre, attraverso l'occhio, fin dentro l'anima ed ogni foto è un piccolo grido in questo mondo di silenzi. Per un istante abbandono inconsciamente l'ambisioso desiderio di immortalare il bello, agghindato di luci soffuse che avvolgono come un velo il corpo di mille ragazze per sprofondare nel bianco e nero di altrettanti volti che mi osservano, profondi, violentati della loro stessa natura e quegli sguardi raccontano il mondo che li circonda e che invece non vorrei vedere. Ma quel grido è troppo forte per opporvi resistenza e così continuo, incondizionatamente, a portale la macchina all'occhio cercando quella luce che mi contamina l'anima ed il cuore."
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