marcellospadoni
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Nuova foto pubblicata. ..normalmente passano inosservati nascosti tra lo smog, la sporcizia della strada, il traffico delle macchine ed il via vai indifferente dei passanti ....... Ma a volte, vittime della loro inconsapevole fanciullezza, attirano loro malgrado l'attenzione obbligando un causale spettatore ad un sorriso dal sapore dolce ma con un retro gusto amaro che riaffiorerà ogni qual volta il pensiero volgerà di nuovo a quel Bimbo senza nome incontrato in una via senza nome di un paese lontano.......
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niquette
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Con l'ovvia premessa dei complimenti per la qualità dello scatto, vorrei invitarti a leggere il mio commento alla foto "in blu" di janchan. In parte ritrovo già nella tua introduzione una risposta ma mi piacerebbe che potessi darmi una tua opinione rispetto alla questione che pongo lì. Mi pare una buona occasione utilizzare questo sito come vetrina di opinioni su questioni che indaghino anche l'epistemologia e l'etica della fotografia. Grazie per l'attenzione, Monica
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marcellospadoni
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Cara Monica, ebbene il quesito é quello che personalmente mi sono posto più volte. Di fatto nei miei scatti ho quasi sempre "rubato" le immagini, non con la volontà di "frode" ma per una discrezione dello scatto che permette oltretutto di ottenere l'istintività della foto. Personalmente non ritrovo nei volti "di casa nostra" l'intensità e l'autenticità di ciò che ho visto in Africa. Personalmente reputo che il mostrare queste immagini possano in qualche modo provocare un reale "risveglio degli animi" ... anche semplicemente ad una normale presa di coscienza di qual'é la realtà delle cose ! Perdonami ma sono un vero utopico e credo che ciascuno di noi sia in grado di "cambiare il mondo" .... ma non con leggi artificiose complesse e burocratiche ma con semplici atteggiamenti quotidiani. Ti ringrazio per il tuo commento e spero che questo forum sia un contributo all'evoluzione "umana" ! Cordialmente Marcello
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niquette
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Caro Marcello, vedo che hai interpretato nel modo più giusto quello che è stato il mio spunto di discussione..quanto al tentativo di contribuire a cambiare il mondo a partire anche solo dal livello individuale non lo considere affatto utopistico. Il mio era un invito a fermarci un attimo e a riflettere. L'ho formulato perchè studiando Antropologia Culturale mi è capitato di imbattermi più volte in questi argomenti.Gli antropologi, fin da fine '800, nel corso delle loro ricerche presso popolazioni extraoccidentali presero ad utilizzare la macchina fotografica come strumento di raccolta dati: a documentare abiti,tatuaggi, pitture corporali.La macchina fotografica venne percepita non di rado da queste popolazioni, alle quali era ovviamente sconosciuta, come un temutissimo mezzo che avrebbe potuto "rubare l'anima"..fin da allora è partito il dibattito etico sulla questione dell'utilizzo della fotografia a fronte di reazioni avverse. Ovvio che attualmente la macchina fotografica insieme alla videocamera sono universalmente conosciute. Mi pareva però giusto riflettere su questo tipo di immagini, riferendomi non solo più a quelle degli studiosi ma anche a quelle di documentaristi o semplici fotografi amatoriali, e comprendere se dietro di esse c'è un obiettivo di impegno, come quello da te perseguito, o se invece si sceglie di fotografare un bimbo del Kenya, dell'Uganda, ecc sol perchè è più fotogenico del bimbo griffato di casa nostra.
Chiudo con una poesia di Gordon Parks sociologo e fotografo nell'America della Grande Depressione
Certa gente
Abitano tutti i luoghi più bui respirano aria torbida, spazzatura per cena. Dicono di sì anche prima che li si accusi- dacchè quelli che avevano il coraggio di dire no se ne sono andati. Dal sorgere del sole finchè la luce del giorno è svanita coprono distanza inutili, i loro piedi si muovono senza scopo, senza rumore le loro voci cantano musica che nessuno ascolta, finchè alla fine cadono esausti.
Da casa mia osservo questa gente, tormentato dal loro andare e venire, nel caldo, nel freddo,per giorni impazienti controllati da orologi senza lancette e senza numeri. Hanno un cappio appeso a un collo. Mi sposto da finestra a finestra osservandoli muoversi nelle ombre in cui mi muovevo io, ricordandomi delle tenebre che una volta rendevano il mio mondo della grandezza di un chicco d'uva.
I miei occhi e il mio cuore appartengono a quel tempo, a loro. Vedo le cose come la fame mi ha insegnato; sento ora come la paura mi ha insegnato a sentire. Mi addormento vicino alla finestra, osservando, svegliandomi ogni tanto, sapendo che certa gente non dovrebbe mai essere lasciata sola- nemmeno mentre sogna.
Rimaniamo alla finestra a rintracciare l'ingannevole sole, per spingerlo verso coloro che ereditano le ombre, finchè alla fine la sua luce diventi la loro luce.
grazie per la risposta, Monica
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marcellospadoni
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Meravigliosa poesia. Riesce a trasmettere uno stato d'animo ben conosciuto. Il mio far fotografia vuole essere un "omaggio" a queste persone che sono davanti alla mia finestre nel pieno rispetto della loro identità umana, senza ipocrità pietà ma con vera e propria "compassione" nel senso più stretto dell'etimologia della parola ! vale la pena di tentare ... anche se a volte ho l'impressione di non esserne grado !?! Mi piacerebbe poterti contattare via mail ... se ti va scrivimi a marcellospadoni@hotmail.com Ti ringrazio e ti auguro una piacevole giornata Marcello
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