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2.1 Le pellicole

La pellicola è l'elemento fisico dove si va a fissare l'immagine che abbiamo inquadrato attraverso il nostro obbiettivo.
I raggi luminosi che provengono dal soggetto hanno attraversato il diaframma, e in base al movimento più o meno rapido dell'otturatore giungono in quantità maggiore o minore sulla pellicola impressionandola.
La pellicola è costituita da una serie di strati, il primo dei quali è di materiale sintetico e funge da supporto agli altri, su di esso infatti viene stesa l'emulsione vera e propria.
L'emulsione è composta da sali d'argento sensibili alla luce che, mescolati in una gelatina secca, una volta colpiti dalla luce subiscono una trasformazione chimica.
Da questo processo chimico si forma l'immagine latente dalla quale per effetto dello sviluppo ha origine l'immagine negativa.
Le pellicole vengono prodotte nei vari formati delle fotocamere ma hanno per tutti le stesse caratteristiche.
Esistono principalmente due tipi di pellicole, per negativi e per diapositive.
Le pellicole negative, da cui ricaviamo le stampe a colori o in bianconero sono le più diffuse mentre le pellicole per diapositive vengono usate dai fotografi più esperti e quasi unicamente per le foto a colori.
Caratteristica fondamentale che differenzia le pellicole è la loro sensibilità alla luce. Ovvero la capacità di registrare l'immagine di un soggetto illuminato.
In base alla propria sensibilità le emulsioni vengono classificate in "lente", "medie" e "rapide" e più precisamente descritte per mezzo di una unità di misura che è ormai standardizzata e che va dai 6 a 3200 "ISO".
La pellicola più diffusa in commercio ha sensibilità pari a 100 iso, grazie ad essa è possibile esporre correttamente nelle situazioni di luce più comuni e con attrezzature di ogni tipo. Il fotoamatore più esigente però ha bisogno di una scelta più ampia per poter operare anche in condizioni di luce estreme.
E importante a questo punto notare come il valore della sensibilità della pellicola si vada ad inserire come terzo e fondamentale fattore per il calcolo della corretta esposizione dopo (non per importanza) l'apertura del diaframma e il tempo d'otturazione.

Finora abbiamo considerato questi 2 valori e abbiamo visto come la coppia tempo-diaframma rispettasse una regola di reciprocità dove all'aumentare dell'uno deve necessariamente dimezzarsi il secondo.
Secondo quanto detto il terzo valore, quello della sensibilità della pellicola, rispetta questa regola e ad ogni incremento di esso (da 100 a 200 ISO) deve dimezzarsi uno tra gli altri 2 valori. A scanso di equivoci facciamo un esempio concreto.
Poniamo il caso di montare nella fotocamera una pellicola da 400 iso, dando priorità al tempo di scatto lo impostiamo a 1/500; l'esposimetro ci comunica che in quella condizione di luce l'apertura del diaframma richiede un valore di f 5,6.
Se avessimo montato una pellicola meno sensibile, ad esempio 100 ISO, avremmo avuto bisogno di due stop in più per esporre correttamente ed avremmo aperto il diaframma fino a 2,8.
Essendo quello della sensibilità un valore fisso (in quanto una volta caricato il rullino non lo possiamo variare) è molto importante fare una scelta oculata della pellicola di cui abbiamo bisogno.
Ma quali sono le differenze di resa tra una pellicola lenta come un 25 ISO e una molto rapida come un 1600 ISO?
Principalmente la grana, le pellicole poco sensibili quando vengono stampate presentano una grana molto fine, al contrario le pellicole rapide hanno una grana molto evidente.
In secondo luogo la saturazione, ad aumentare della sensibilità diminuisce sensibilmente. Anche il contrasto di una foto viene determinato in parte dalla scelta della pellicola, chi necessità di stampe molto contrastate dovrà indirizzarsi necessariamente su pellicole al di sotto dei 400 ISO.
Ricapitolando abbiamo a disposizione vari tipi di emulsioni. La scelta di una o l'altra soluzione dipende spesso da più fattori, principalmente le condizione di luce, il tipo di soggetto e l'apparecchiatura disponibile.
I fotografi di reportage usano spesso pellicole molto rapide che consentono l'uso di tempi brevi anche in condizioni di poca luce. Il ritrattista o il fotografo di natura morta che lavora comodamente in studio con l'aiuto del cavalletto può permettersi una pellicola lenta che in fase di stampa non presenta troppa grana anche ad ingrandimenti considerevoli.
Questi esempi non sono da considerarsi come delle rigide regole cui attenersi, capita spesso che per motivi formali e creativi vengano intraprese le strade opposte.
Le pellicole per diapositive presentano una forte saturazione dei colori, specie alle sensibilità più basse e vengono usate spesso dai fotografi di paesaggi per esaltare la bellezza della natura. Fino all'avvento del digitale erano considerate indispensabili per l'editoria.

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